La tradizione politica della destra italiana ha sempre avuto, come obiettivo sbandierato in tutte le campagne elettorali il “presidenzialismo”: per superare le lentezze della democrazia parlamentare il popolo deve eleggere direttamente il suo capo!
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato un disegno di legge costituzionale che introduce l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri. Viene così abbandonata l’altra ipotesi dei “presidenzialisti” che prevedeva l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.
Il progetto di riforma costituzionale è stato approvato dal Senato lo scorso 18 giugno ed è attualmente all’esame della Commissione affari costituzionale della Camera.
Come ogni riforma costituzionale il progetto dovrà essere approvato, in doppia lettura, da entrambi i rami del parlamento. Nella seconda votazione la proposta deve avere la maggioranza qualificata di due terzi dei componenti altrimenti sarà sottoposta a referendum confermativo; questo, diversamente dai referendum abrogativi, non deve superare il quorum del 50% piu uno degli elettori.
Punti chiave della riforma
1. Elezione diretta: Il Presidente del Consiglio sarà eletto a suffragio universale contestualmente alle elezioni per le Camere, utilizzando una scheda unica
2. Durata del mandato: Il mandato del Presidente del Consiglio sarà di cinque anni
3. Premio di maggioranza: Il partito o la coalizione collegata al Presidente del Consiglio otterrà il 55% dei seggi parlamentari per garantire la governabilità (manca però la nuova legge elettorale!)
4. Clausola “anti-ribaltone”: Prevenire la formazione di governi tecnici o con maggioranze diverse da quelle elettorali
5. Modifiche costituzionali: La riforma modifica gli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione
In realtà cosa succederebbe se la riforma entrasse in vigore:
1. Vi sarà una eccessiva concentrazione del potere nelle mani del Presidente del Consiglio, riducendo il ruolo di controllo e bilanciamento del Parlamento
2. In caso di crisi di governo, la necessità di nuove elezioni potrebbe portare a periodi di instabilità politica e istituzionale
3. La riforma altera l’equilibrio tra i poteri dello Stato, indebolisce sia il Parlamento, di fatto sotto il controllo del Presidente del Consiglio nonché il ruolo del Capo dello Stato, garante del rispetto dei principi costituzionali e dell’unità della Nazione; al Presidente della Repubblica viene sottratta inoltre la facoltà di nominare senatori a vita.
In conclusione la riforma non porterà alcun beneficio al funzionamento dello Stato e della Pubblica amministrazione in generale, che invece avrebbero bisogno di profonde riforme strutturali, senza necessariamente stravolgere la Costituzione, né riavvicinerà i cittadini alla politica, che saranno semplicemente invitati a scegliere una persona cui delegare di fatto sia la funzione legislativa che di governo.
C’è invece bisogno, ad ogni livello di governo, di una maggiore partecipazione dei cittadini, anche usando le nuove possibilità che la tecnologia ci offre.
Per chi vuole approfondire l’argomento la Rete offre varie fonti, di orientamento diverso.
Consigliamo tuttavia, sapendo di rivolgerci a persone per le quali è fondamentale l’esercizio del pensiero critico a partire dai fatti, di consultare direttamente il testo della riforma ed i vari approfondimenti disponibili sui siti della Camera e del Senato. Per chi ha tempo e pazienza è davvero possibile seguire in maniera completa i lavori del Parlamento. Al Senato il disegno di legge ha il numero AS 935, alla Camera prende il numero C. 1921
Di seguito il link al disegno di legge dove è possibile seguirne l’iter alla Camera:
Qui un link alla “scheda di lettura” preparato dall’ufficio studi della Camera, per chi vuole entrare nel dettaglio di cosa prevede la riforma (apre un file PDF)
https://documenti.camera.it/
Ed infine un interessante documento preparato dall’ufficio studi del Senato che mette a confronto il testo dell’attuale proposta di riforma con precedenti proposte negli anni fra il 1958 ed il 2023.
https://www.senato.it/service/